HOME

 

 

     1939-1944


Home L'associazione Attivitā Storia e Memoria Volontariato Contatti

1939-1944, L’OSE NELLA TEMPESTA: FAR FRONTE E ADATTARSI

 

Dichiarazione di guerra nel settembre 1939: il programma dell’OSE assume un’altra dimensione. Occorre mettere al sicuro i bambini tedeschi ed austriaci divenuti “immigrati nemici”, organizzare l’evacuazione dei bambini dalla regione di Parigi per proteggerli dai bombardamenti e, contemporaneamente, accogliere la marea di rifugiati e definire un’azione sociale basandosi sulla situazione politica del paese.

 

L’evacuazione ha inizio con i più giovani: in treno o in camion, accompagnati dai sorveglianti verso i tre castelli di la Creuse, Chabannes, Chaumont e le Masgelier. Trattenuto da questioni amministrative, un gruppo di adolescenti è costretto a lasciare Parigi a piedi. Era il momento giusto! Il giorno successivo, 11 giugno 1940, la capitale è dichiarata città aperta. Vengono inseriti a Montintin (Alta-Vienna); le ragazze rigorosamente osservanti vanno al Mas-Jambot e poi al Court.

 

Una parte della direzione dell’OSE si trasferisce in zona sud a Vichy e successivamente a Montpellier, mentre altri membri scelgono di rimanere a Parigi.

 

Integrata all’UGIF (Unione Generale degli Israeliti di Francia) nella 3ª Direzione della sanità, all’inizio del 1942, l’OSE passa con qualche disagio da un lavoro filantropico di assistenza ad un’azione di resistenza. Imposto dalle circostanze, questo passaggio graduale all’illegalità è in gran parte dovuto alla capacità organizzativa ed alla lungimiranza del dottor Joseph Weill.

 

 

«Salviamo i bambini e disperdiamoli»

 

Rue des Francs-Bourgeois n° 35: sotto gli occhi della Gestapo, il Comitato OSE presta aiuto alla popolazione ebraica parigina. Accanto al professor Eugène Minkowski, i dottori Falk Walk e Valentine Cremer, la segretaria dell’OSE Hélène Matorine e due volontarie, Simone Kahn e Jeanine Lévy, forniscono cure mediche, vestiti, assistenza legale. Utilizzando la stessa rete di assistenti sociali del Comitato della rue Amelot, a partire dal settembre 1941, l’OSE affida i bambini a balie non ebree.

  

«Salviamo i bambini e disperdiamoli»: dopo il rastrellamento del 16 luglio 1942, la parola d’ordine dettata da  Eugène Minkowski diventa linea di condotta per le opere ebraiche che si preoccupano dei bambini radunati nei centri dell’UGIF. In tal modo, 3650 bambini saranno salvati all’interno della zona occupata, 600 dei quali grazie al circuito dell’OSE.

 

 

L’OSE in area sud: interventi di ogni genere

 

Il comitato direttivo del dottor Brutzkus, di Lazare Gurvic, Joseph Millner e Aron Lourié crea un ufficio dell’Unione-OSE che rimarrà indipendente dall’UGIF.

 

La struttura OSE-France viene integrata nell’UGIF (Unione Generale degli Israeliti di Francia) nella 3ª Direzione della sanità all’inizio del ’42 (lo scioglimento avviene a settembre) con Joseph Millner come Segretario generale. Egli sarà anche membro del consiglio d’amministrazione dell’UGIF fino al marzo del ’42, quando rimane vittima di un decreto di snazionalizzazione.

 

Può contare ufficialmente ed ufficiosamente su 230 impiegati, medici, assistenti sociali, educatori, la maggior parte dei quali vengono reclutati negli ambienti ebraici alsaziani. Queste nuove leve saranno ancora più indispensabili alla fine del ’42, quando l’OSE sarà costretto a fare a meno del suo personale straniero.

 

L’OSE passerà, con varie esitazioni e tensioni interne, da un lavoro filantropico di assistenza ad un’azione di resistenza. Imposto dalle circostanze, dopo il 1943 questo passaggio graduale all’illegalità è in gran parte dovuto alla capacità organizzativa ed alla lungimiranza del dottor Joseph Weill. Inizialmente a Montpellier, la direzione si ritirerà a Vic-sur-Cère e quindi nella zona italiana a Chambéry.

 

 

L’azione medico-sociale: una vocazione primaria.

 

Consultazioni mediche, servizio sociale, vestiti, aiuti alimentari: il lavoro non manca nei centri di Marsiglia e Nizza per gli assistenti sociali dell’OSE, spesso reclutati nell’ambito degli EIF [movimento scoutistico ebraico francese] o i medici divenuti disponibili dopo lo statuto dell’ottobre 1940. A Périgueux Bergerac e Terrasson, l’OSE lavora con l’Assistenza sociale israelita alle popolazioni isolate di Alsazia e Lorena. A Tolosa e Pau, le équipe coprono tutti i dipartimenti confinanti spesso in collegamento con il dottor Djigo Hirsch degli EIF. A Lione, capitale della Resistenza, il gruppo del dottor Lanzenberg, di Charles Lederman (fino all’aprile del 1942) ed Elisabeth Hirsch  resta attivo fino alla Liberazione. Tuttavia le irruzioni della Gestapo nel ‘43 e ‘44 saranno responsabili di un gran numero di arresti.

 

Quest’azione medico-sociale si estende ai campi di prigionia, nei quali l’OSE interviene nel contesto giuridico del Comitato di coordinamento di Nîmes che comprende una ventina di associazioni. Il dottor Joseph Weill coordina il lavoro medico, mentre Andrée Salomon istituisce un’associazione di volontarie internate nei campi di Gurs e Rivesaltes. Rendono migliore la vita quotidiana; Jacqueline Lévy-Geneste crea un giardino d’infanzia, Simone Weill-Lipman anima delle attività per adolescenti grazie alla sua esperienza negli scout. Infatti, la ritroveremo a Poulouzat. Ma, principalmente, l’OSE organizza la fuga dei bambini. Sarà questo il lavoro di Vivette Samuel a Rivesaltes e di Ruth Lambert a Gurs.

 

(Seguendo la sua vocazione principale, l’OSE attua un programma di aiuto per i medici ebrei stranieri. 500 medici, sia in zona nord che in zona sud, hanno beneficiato di quest’aiuto per terminare gli studi grazie a delle borse o riconvertirsi.)

 

Già decimata dai rastrellamenti di giugno–luglio 1942, focalizzati sugli ebrei stranieri, la popolazione viene espulsa da alcuni dipartimenti costieri e dalle zone di frontiera. A partire dal novembre del ’42, la caccia agli ebrei si intensifica per l’arrivo dei tedeschi nella zona sud e lo spettro della deportazione inizia ad incombere anche sugli ebrei francesi. Nel ‘43 l’OSE apre i centri di Limoges, Chambéry, Grenoble e Megève. Una parte del personale sarà pronta a scivolare nella clandestinità quando sarà il momento.

 

 

Salvare i bambini: un’azione imposta dalle circostanze

 

Quest’operazione ha come cardine le case dei bambini, i cui inquilini aumentano a mano a mano che si realizza l’obbiettivo di far fuggire tutti i bambini dai campi di prigionia (si tratta di un migliaio di bambini, un centinaio dei quali, adolescenti, sono particolarmente a rischio).

 

Dopo aver strappato il permesso ai genitori, bisogna ottenere il certificato di permanenza e provvedere a mettere al sicuro i bambini dopo un periodo di transizione trascorso nella località marittima di Palavas-les-flots per “rimetterli in forze”.

 

I castelli di la Creuse, aperti nel 1939, sono seguiti nel febbraio del ‘40 da altri creati per i più religiosi come quello di Brout-Vernet, nell’Allier, il castello di les Morelles occupato precedentemente dal rabbino Zalman Cneerson e, nel sud, la casa di Boulouris-sur Mer trasferita a   Saint-Raphaël (Villa Mariana). Infine, nel giugno 1940, Montintin accoglie i bambini da Montmorency.

 

I più grandi vengono mandati nei centri rurali degli EIF, in centri di formazione professionale collegati con l’ORT o nel collegio di Limoges creato dall’OSE insieme al nido alla fine del ‘40.

 

Nel 1941, l’OSE crea anche 3 nuove case di rigida osservanza nell’Alta-Vienna, quelle di Couret, del Mas-Jambot e di Poulouzat nel ‘42. Infine, durante i rastrellamenti del ‘42, la colonia di Ussac, nel Corrèze viene trasformata in casa, sotto la direzione di Bô Cohn, per 50 bambini rimasti senza genitori. Un certo numero di bambini viene affidato ad altre opere: la colonia di Crocq (Creuse) che si stabilisce a Chaumont, la casa di Amicizie cristiane di Vic-sur-Cère, un tempo diretta dai Malkine, quella di Espère nel Lot e, infine, la casa di Izieu.

 

Le 14 case per i bambini dirette dall’ OSE sono delle oasi di pace dove, malgrado i numerosi problemi di approvvigionamento ed amministrazione, i bambini sono seguiti secondo un vero e proprio progetto pedagogico diverso per ognuno di loro. Purtroppo, i rastrellamenti nella zona sud le trasformeranno in trappole per topi.

 

 

Gli arresti dell’agosto 1942

 

I gendarmi francesi vanno a prelevare gli adolescenti ebrei stranieri a le Masgelier, a Chabannes e, in due fasi, a Montintin. Alcuni vengono condotti ammanettati al campo di Rivesaltes da cui erano stati fatti uscire legalmente con la motivazione del ricongiungimento familiare stabilito da Pierre Laval. Questo vale anche per Charlie Romans, salvato in extremis da Emma Lederer, sorella maggiore di Georges Loinger, educatrice a Chabannes per un breve periodo, che lo conduce a Perpignan in una vettura della Croce Rossa. Alla seconda incursione dei gendarmi , l’OSE era stata avvisata dalla prefettura, fatto che le aveva permesso di limitare i danni grazie alla complicità attiva degli abitanti delle fattorie circostanti.

 

Si tratta, in breve, anche della storia del giovane Robert Hess, bambino di la Guette che finisce a Montintin dopo la chiusura di la Bourboule. Passerà un mese nascosto nel fieno per raggiungere in seguito il nido di Limoges e quindi arrivare in Svizzera.

 

Grazie al lavoro di Serge Klarsfeld che, consultando gli archivi dipartimentali, ha redatto uno scritto importante sulla situazione dell’OSE e dei bambini ebrei nella Creuse e nell’Alta-Vienna, è possibile valutare le responsabilità di ognuno.

 

Rapporti dettagliati sulle attività di ogni casa dei bambini della Creuse, di quelle dell’Alta-Vienna e di tutte le strutture di Limoges (nido, collegio, scuola dell’ORT e piccolo seminario) testimoniano del loro inserimento nelle comunità locali. Esiste persino un rapporto sulla fattoria di Blémont, nel comune di Chaptelat, creata nel ’41 ed indicata come “centro di rieducazione agricola”. Questi rapporti parlano di un’opinione generalmente positiva della popolazione a proposito di questi luoghi con l’eccezione della colonia di Crocq che viene semplicemente tollerata. Infine, il piccolo seminario è oggetto di un’indagine approfondita della polizia per le Questioni ebraiche di Limoges perché sospettato di cospirazioni contro la Francia. In quest’occasione, Bô Cohn che effettuava i corsi di educazione religiosa dattiloscritti nel collegio di Limoges, viene accusato di propaganda contro il governo. Viene arrestato, messo in un luogo sotto sorveglianza e poi liberato grazie all’intervento di Joseph Weill.

 

Con le partenze progressive verso gli Stati Uniti, rese possibili dall’azione dei Quaccheri del Joint e dell’American Friends Service Commitee, le case si riempiono di bambini usciti dai campi di Rivesaltes e di Gurs con l’accordo dei prefetti purché non vi fossero adulti e nessuno dei genitori risiedesse nei dintorni dei castelli.

 

L’amministrazione prefettizia era al corrente di ogni movimento dei protagonisti e conosceva la situazione di tutto il personale di ogni casa (carta d’identità, permesso di soggiorno, ecc.) e del numero dei bambini con la loro nazionalità grazie ai rapporti del commissario della polizia speciale.

 

Peraltro, alcune dichiarazioni individuali degli adolescenti di Montintin vengono deposte presso la Sicurezza Nazionale (ufficio n°8) nel febbraio del ’42, una procedura obbligatoria per qualunque straniero arrivato dopo il 1936 e strumento temibile nei rastrellamenti dell’agosto ’42.

 

I più esposti sono gli adolescenti di 15 anni, 77 maschi e 53 femmine, nati prima del 31 dicembre e arrivati in Francia dopo il gennaio 1936. Riguardo gli arresti degli ebrei straneri nella zona sud, negoziati a Parigi e meglio conosciuti  come “accordi Oberg-Bousquet”, i gendarmi vanno a prelevare, il primo settembre 1942, 33 giovani ebrei stranieri da le Masgelier e da Chabannes. Secondo il rapporto della polizia, 11 non sono presenti all’appuntamento e sono scappati senza pertanto suscitare la preoccupazione dei direttori che non ne hanno neppure organizzato le ricerche. In Alta-Vienna sono nel mirino 12 ragazzi di Couret, 11 di Montintin e 5 del nido, 28 in tutto.

 

Stando alle liste redatte dall’OSE nel dopoguerra, 200 bambini sono stati condotti a Rivesaltes e a Nexon, un campo di raccolta nel Limousin. Evidentemente non tutti provenivano dalle case. Una sessantina si è salvata grazie ad interventi sul posto e alla comprensione delle autorità prefettizie. 134 sono stati deportati (di questi, 75 hanno più di 14 anni).

 

Segue il bilancio di Serge Klarsfeld:

«La prefettura dell’Alta-Vienna reagisce immediatamente al telegramma proveniente da Perpignan. Con “umanità” ma comprendendo perfettamente il senso dell’operazione organizzata su richiesta del Ministero degli Interni, il funzionario competente pianifica abilmente l’azione denominata  “raccolta” di bambini da parte della polizia e il loro trasferimento nel campo di Rivesaltes dal quale saranno probabilmente mandati verso il campo di Drancy, insieme ai genitori già internati, e quindi deportati verso est.»

 

Aggiungiamo che, fortunatamente, i bambini di età inferiore ai 16 anni già separati dai genitori, ossia quelli delle case, non vengono toccati poiché le istruzioni di Bousquet ai prefetti della zona libera stabiliscono «che i bambini dai 2 ai 16 anni i cui genitori possono essere consegnati ai tedeschi devono essere arrestati insieme a loro», da cui si deduce quale fosse la posta in gioco della “notte di Venissieux”, 26 agosto 1942, quando 108 bambini vengono strappati alle braccia dei genitori e salvati dalla deportazione grazie alle opere ebraiche e dalle Amicizie cristiane.

 

A questa nota di ottimismo fa da contrappunto il bilancio totale dei rastrellamenti della zona sud: 12 608 persone deportate dai francesi della zona libera, di cui 446 nella regione di Limoges.

 

A parte questo rastrellamento, che ha enormemente destabilizzato i bambini, le case non subiscono altre minacce. Né la polizia francese, né la milizia, né i tedeschi vi sono più venuti e la colonia di Crocq, a Chaumont, è rimasta attiva fino alla fine della guerra. Soltanto nell’ottobre del ’43, la casa di la Verdière (UGIF) a Marsiglia, nella quali si trovavano bloccati i bambini, e nell’aprile del ’44, quella gestita dal rabbino Chnershon a Voiron ed Izieu, subiscono l’incursione della Gestapo.          

 

 

Il circuito Garel

 

Dopo la notte di Vénissieux, Joseph Weill chiede a Georges Garel, un ingegnere ebreo francese collegato alla rete Combat, di organizzare un circuito clandestino che consenta di chiudere progressivamente le case. Ci vorrà più di un anno.

 

Georges Garel accetta questa missione a patto che questo suo servizio completamente segreto non abbia più alcun collegamento con la struttura, che i bambini siano dispersi in un ambiente non ebraico e che il personale che li sorveglierà sia non ebreo o “arianizzato”, ossia assistenti sociali ebree con falsi documenti attestanti lo svolgimento di attività legali in istituzioni francesi quali la Croce Rossa o associazioni ispirate a Pétain come il Secours national.

 

Per far partire la sua rete, riceve l’appoggio di monsignor Salièges, arcivescovo di Tolosa e monsignor  Théas, vescovo di Montauban, che gli aprono i conventi della regione. Nel 1943, la rete era divisa in 4 regioni di cui i responsabili erano: Victor Svarc per il centro-est, Robert Ebstein e Fanny Loinger per il sud-est, Edith Scheftel e successivamente Pauline Godefroy per il centro e Solange Zitlenok per il sud-ovest.

Fanny Loinger, divenuta poi Stéphanie Laugier, lavorava al servizio sociale dell’infanzia a Grenoble e questo le permette di esaminare, insieme a Robert Epstein, fattorie e conventi nel dipartimento dell’Ardèche. Nel gennaio 1943, quando i passaggi verso la Svizzera erano momentaneamente sospesi, la sua équipe di 4 persone continua a cercare dei nascondigli nei dipartimenti circostanti. In buona sostanza, il lavoro di dispersione dei bambini lontano dalle case viene svolto da una rete di assistenti sociali diretta da Andrée Salomon.

 

A partire dal 1943, Joseph Millner, stando agli archivi dell’UGIF, inizia a tenere una contabilità truccata che doveva permettere di sistemare clandestinamente i bambini. Si fa persino richiamare all’ordine dal presidente dell’UGIF, Raymond-Raoul Lambert, che esige che si mantenga costantemente aggiornato uno schedario ove risulti tutto il personale dei centri medici e delle case.

 

Un servizio di documenti falsi, dapprima artigianale e poi potenziato grazie alla partecipazione della Sesta degli EIF [movimento scoutistico ebraico], un servizio di guardaroba gestito da Germaine Masour e uno di scorta completano l’organizzazione coordinata da Lione dallo stesso Georges Garel. Sarà lui a centralizzare le informazioni e ad assicurare i collegamenti esterni.

 

Alcune assistenti sociali contattano i comuni e le varie amministrazioni per avere dei timbri e trasportano i bambini nei loro nuovi nascondigli; altre si occupano della fase successiva, percorrendo la Francia in bicicletta per visitarli e pagare le sorveglianti. Sono poco più grandi di loro e in molte hanno sfidato i pericoli ed i controlli d’identità per nasconderli e salvarli.

 

Charlotte Rosebaum-Helman lavorava con Andrée Salomon dal 1942 a Rivesaltes e poi nel Lot come assistente sociale; segue le famiglie ebree che lasciano Limoges e si rifugiano in Corrèze, mettendo al riparo i bambini nella regione. Viene catturata dai partigiani dell’FTP a causa del suo accento, quindi dalla milizia nel 1944 a Limoges. Era in compagnia di Simone Weill-Lipman che era arrivata da Châteauroux in bicicletta (100 km) e usciva da una pasticceria nella quali si potevano comprare dolci senza tessera annonaria. Vengono entrambe fermate da un giovane uomo con l’apparenza di uno studente con un libro sotto al braccio che era in realtà una scatola contenente una pistola. «Siamo andati nel suo appartamento - racconta Simone – che hanno perquisito da cima a fondo, accusandolo di far parte della Resistenza. Io non ero preoccupata, i miei documenti erano in ordine, ero assistente del servizio salute di Châteauroux e avevo la divisa blu scuro con la spilla a forma di Croce Rossa. Avevo nascosto nella fodera del mio tailleur dei timbri di comuni e delle liste di bambini che sono riuscita a gettare nel water e dai finestrini. Ritornata a Châteauroux, la mia proprietaria mi ha riferito che “i miei amici di Limoges” erano venuti a trovarmi. Sono andata a nascondermi a Bourges».

 

Charlotte Helman, invece, viene mandata nella prigione di Limoges. Con la complicità di un’infermiera della prigione, si fa strappare senza anestesia due denti in perfetto stato in infermeria e viene quindi aiutata a fuggire grazie all’intervento di Pierre Dreyfus (Dutertre). Viene nuovamente fermata, stavolta dalla Gestapo, alla stazione di Tolosa e riesce ancora una volta a fuggire. Doveva scortare un gruppo verso la Spagna, segue l’esercito inglese in Germania fino a Bergen-Belsen dove rimane come volontaria per assistere le “persone trasferite” fino al 1947.

 

Per il circuito Garel la collaborazione con altre organizzazioni è fondamentale, soprattutto quella con la Sesta [sezione dell’UGIF] e l’MJS [movimento dei giovani socialisti], nel lavoro quotidiano e per il passaggio delle frontiere. Nella regione di Lione e in quella di Chambéry, l’OSE lavora con il movimento nazionale contro il Razzismo e l’Unione degli Ebrei per la Resistenza e la Mutua assistenza (comunista). Infine, vi sono legami stretti con le Amicizie cristiane gestite dall’abate Glasberg e poi da padre Chaillet.

 

Bisogna anche pensare al futuro. Delle liste in codice, contenenti tutti i nomi dei bambini nascosti, vengono spedite clandestinamente al servizio centrale dell’OSE a Ginevra per poter proseguire l’opera di salvataggio in caso di scoperta della rete e ritrovare i bambini dopo la Liberazione.

 

 

Il passaggio alla clandestinità

 

L’evacuazione delle case diventa più rapida alla fine del 1943 grazie ad una postazione di manovra fondamentale, il servizio di evacuazione e di smistamento dei bambini con sede a Limoges. Germaine Masour centralizzava le informazioni dei vari settori sulle possibilità di sistemazione, Robert Job e Jacqes Cohn mantenevano i rapporti con i direttori delle case.

 

Una quarantina di bambini torna in Zona Nord, accompagnati da Georges Loinger al castello di la Guette, divenuta una casa del Soccorso nazionale, alla casa di Sèvres diretta dagli Hagenhauer, una coppia di protestanti, oppure nella regione di Loiret.

 

L’arresto di Alain Mossé, dell’ufficio di Chambéry, anziano Capo di gabinetto del Prefetto della Savoia provoca il passaggio alla clandestinità dell’intera impresa nel marzo 1944. Viene dato l’ordine di chiudere immediatamente tutte le case. Secondo la testimonianza del dottor Raymond Lévy, rimanevano ancora cento bambini a Montintin. Vengono portati in salvo in due giorni presso i contadini locali o, i più grandi, nelle sezioni partigiane. «Abbiamo svuotato l’intero castello, bruciato tutto quello che i tedeschi non dovevano vedere. Abbiamo inchiodato la porta e siamo partiti, mia moglie ed io, con lo zaino in spalla.»

 

Ma il lavoro prosegue malgrado gli arresti e i bombardamenti che rendono quasi impossibili gli spostamenti. I collaboratori dell’OSE si riuniscono in dei vagoni-letto affittati in treni che non funzionano più.

 

Le ramificazioni svizzere e spagnole

 

Tutti questi bambini non possono rimanere in Francia. Per i più a rischio, coloro che non parlano francese, per i più religiosi oppure per coloro i cui tratti fisici sono molto marcati occorre accelerare i passaggi clandestini verso la Svizzera o, eventualmente, verso la Spagna, all’inizio del 1944.

 

Georges Loinger ha il compito delicato di garantire l’avvicinamento e il passaggio della frontiera, di curare i mille dettagli secondari, di rassicurare i bambini. Crea dei contatti con il sindaco di Annegasse, Jean Deffaugt, che accetta di coprire i convogli, organizza l’accoglienza sul posto e cerca i passatori più affidabili. Costruisce una vera e propria catena di passaggi in Svizzera, che esordisce con una partita di palloni.

 

Dietro a tutto c’è Jacques Salon che costituisce i convogli e il loro instradamento verso Lione. È necessario raggruppare i casi più urgenti, procurarsi falsi documenti ecc. Sarà arrestato a Lione nel corso di uno dei suoi numerosi spostamenti così come Julien Samuel.

 

Tenendo conto di tutte le organizzazioni ebraiche, come l’MJS e gli EIF, tra l’altro Georges Loinger ha lavorato con Simon Levitte e soprattutto con Emmanuel Racine, 1100 bambini sono potuti passare in Svizzera (specialmente nei mesi che seguirono le grandi retate e nella primavera del 1944, dopo un’interruzione di 5 mesi).

 

La riuscita di questo sistema dipende anche dai collegamenti con l’esterno, non solo per raccogliere il denaro proveniente dall’AJDC (Unione americana) attraverso la Svizzera o Lisbona, ma per negoziare con le autorità elvetiche le condizioni di accoglienza dei convogli di bambini. Il cuore dell’organizzazione si trova a Ginevra: la direzione dell’Unione-OSE, raggruppata intorno al professor Boris Tšlenov si è pian piano arricchita di alcuni dirigenti venuti dalla Francia: i Gurvic, Joseph Weill, poi Jacques ed Hélène Bloch. Lavorano in collaborazione con il consiglio ecumenico d’aiuto ai rifugiati, il soccorso svizzero ai figli di emigrati ed il congresso ebraico mondiale.

 

 

Conclusione

 

L’insediamento delle attività dell’OSE ha seguito la geografia della persecuzione degli ebrei. Una relativa libertà in zona sud fino al novembre 1942 spiega l’ampiezza della sua azione; la Francia centrale è per un certo tempo più accogliente ed isolata delle aree costiere; la zona italiana è sicura fino al settembre 1943, poi subirà gli attacchi congiunti della Milizia e della Gestapo.

 

Contro questo gioco micidiale al gatto col topo, l’OSE dispiega tutte le sue risorse per adattarsi, persuadere ed anticipare gli eventi. Difatti, oltre alle case, più di un migliaio di bambini si trova presso famiglie o istituzioni, sotto la responsabilità dei centri medico-sociali che rimangono aperti, malgrado i rischi, fino all’ultimo momento possibile.

 

La mobilitazione di tutti e a tutti i livelli, in sprezzo della sicurezza di ognuno, ha permesso di salvare più di 2500 bambini, spesso strappati uno per uno agli artigli del nemico, come nel caso di un neonato di 8 mesi rapito da Madeleine Kahn-Meyer dal nido della Tronche a Grenoble.

 

Katy Hazan, articolo pubblicato in Enfances juives Limousin-Dordogne-Berry, terres de refuge 1939-1945. Diretto da P.Plas e M C Kiener, edito da Lucien Souny, 2006.

 

 

 O.S.E.-Italia       Organizzazione Sanitaria Ebraica - Assistenza all'Infanzia 

viale Trastevere,60 - 00153 Roma     Tel: 06.58.16.48.6  Tel/Fax: 06.98.26.22.77     E-mail:  info@ose-italia.org

   

    website by:

    Bioarchè Design architetti